Qualche sera fa eravamo a cena dopo una lunga giornata di lavoro: Ilaria & Stefano, gli autori di questo Blog, ed alcuni colleghi.
Teoricamente avremmo dovuto parlare di altro ma alla fine ci siamo ritrovati a parlare di BIM e di come i potenziali utenti stanno avvicinandosi a quello che questo acronimo rappresenta, in Italia e non solo.
Tutti i commensali hanno convenuto che la maggior parte delle persone che ci chiedono del BIM oggi in realtà ci chiedono una “scatola”, un prodotto di nome “BIM”, una sorta di oggetto magico che migliori la situazione. Abbiamo chiamato questo oggetto magico BBB (the Big Box of BIM).
Abbiamo cercato di sorridere della situazione ma la realtà è alquanto preoccupante: dopo anni in cui facciamo seminari e partecipiamo a conferenze parlando del BIM come metodologia, come approccio, come soluzione che richiede si software ma anche processi ed organizzazione, ci ritroviamo in situazioni in cui anche “esperti” del settore ci chiedono le specifiche dei pc sui quali fare BIM.
E non ci consola il fatto che anche fuori dall’Italia ci siano situazioni analoghe: se dobbiamo prendere un termine di paragone preferiremmo scegliere degli esempi, come quelli del Nord Europa, dove il BIM è un paradigma ampiamente utilizzato, al punto da essere richiesto anche dalle pubbliche amministrazioni, per i risultati che produce in termini di risparmi economici e di qualità maggiore dei risultati.
Certo, è più facile vendere una “scatola” che non un metodo di lavoro. Questo deriva forse dalla situazione attuale in cui c’è una mancanza di “know-how” specifico nel mercato dell’architettura, dell’ingegneria e delle costruzioni (AEC). Ma noi siamo qui per questo, per aprire questa BBB e vedere quello che veramente c’è dentro: per aspera ad astra…