“Rallentamenti tra Barberino del Mugello e Roncobilaccio…”
Non so voi ma ogni volta che sentivo questa frase in un qualsiasi bollettino del traffico, anche se non dovevo passare di lì, entravo in ansia, memore anche di un paio di esperienze vissute in prima persona su quel tratto.
Ma con l’inaugurazione a dicembre scorso della Variante di Valico, il nuovo tragitto con cui la A1 permette di andare da Firenze a Bologna, i “rallentamenti” si avviano ad essere solo un ricordo del passato (speriamo…).
Resoconti della cerimonia sono stati riportata da tutte le maggiori testate ma un dato mi hanno colpito più di tutti: con una quota di valico più bassa di 226 metri si avrà una riduzione di oltre il 30 % dei tempi di percorrenza del tratto con risparmio annuo complessivo di circa 100 milioni di litri di carburante.
Meno inquinamento, più risorse disponibili. Ottimo.
Ma se riflettiamo un attimo l’affermazione che ho riportato in grassetto sopra è profondamente BIM, anche così se non sembra e quasi sicuramente questa interpretazione è al di là delle intenzioni di chi l’ha scritta.
Infatti è profondamente BIM pensare e progettare un’opera considerando tutto il ciclo di vita della stessa e valutando i vantaggi che si hanno non solo in termini di realizzazione ma anche in fase di gestione.
E considerato che la vita “nominale” di un’opera strutturale (strada, ponte, galleria) è superiore ai 50 anni i risparmi di cui si parla sono numeri significativi.
Ovviamente questo è solo uno degli aspetti utili della metodologia BIM ma è bene sapere che la tortuosa strada per il BIM può passare anche per gli Appennini.