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dal BIM in poi...

Digitalizzazione: un cambiamento dello strumento informatico non serve se non è accompagnato da un cambiamento di Cultura Aziendale

Ilaria Lagazio
26/10/2020

A cura di Ilaria Lagazio –

Queste è una riunione online insieme al meraviglioso gruppo di lavoro di cui faccio parte ormai da più di 10 anni. Si tratta di una vera riunione di business, non di una chiacchierata.

Nell’immagine potete vedere un manager e il suo team di 8 collaboratori – ma anche 9 abitazioni, 4 nazionalità, 6 genitori, 2 figli.

Non è necessario chiedere il permesso per prendere in braccio il proprio figlio.

Non è necessario durante chiedere il permesso per disconnettersi durante la giornata.

Tutti facciamo il nostro lavoro, tutti portiamo un risultato, tutti raggiungiamo un obiettivo rigoroso misurabile e con una scadenza.

Il lock down e la pandemia non hanno sconvolto il nostro modo di lavorare, né le nostre famiglie, né la nostra psiche.

Il peso dei figli a casa non è ricaduto solo sulle donne.

 

In questi mesi ho letto centinaia di riflessioni sull’opportunità digitale e mai è stato più evidente che per innescare un processo di digitalizzazione efficace occorre intervenire su 3 aspetti fondamentali a livello aziendale:

STRUMENTI -PROCESSI – PERSONE.

 

Gli strumenti sono le tecnologie che ci consentono di attivare il cambiamento. Rappresentano l’investimento a cui si tende a dare più importanza, tuttavia l’esperienza insegna che non è affatto così.

Nella maggior parte dei casi quando riteniamo che la tecnologia non ci dà un vantaggio allineato con le aspettative significa che lo strumento è stato inserito sperando che si adatti ad un processo vecchio.

Questo non accade quasi mai in automatico e sperare non è una scelta vincente.

Un progresso tecnologico – che si tratti di implementazione del lavoro remoto, del BIM o altro – deve partire da un ammodernamento dei processi, ovvero di tutte quelle regole (burocrazia  interna, modo di lavorare, modo di scambiarsi le informazioni, considerazione stessa del lavoro) che non sono valide universalmente per tutti gli strumenti utilizzati.

Per fare un esempio banale ma attuale, se siamo seduti alla stessa scrivania il processo abituale “se voglio sapere su quale documento stai lavorando te lo chiedo” può avere un senso, ma perde completamente senso quando un intero ufficio si trova a lavorare in remoto. Il continuo chiedere informazioni online, senza un processo coerente o un repository di informazioni, si trasforma in sequenze di whattsapp frustranti su cui si è ironizzato sui social, portando alla triste conclusione di molti che “in remoto non si può lavorare, non è roba per noi, io devo avere intorno le mie persone, a casa è troppo complicato ecc ecc”.

Conclusioni peraltro tratte da esperienze improvisate di poche settimane.

Cambiare i processi significa cambiare le regole, che non possono essere un banale trasposizione delle regole del passato.

Aspetti importanti nel lavoro tradizionale (come può essere l’orario in alcune realtà) lavorando in remoto hanno necessariamente un valore differente e diversamente vanno trattate.

Trovo sconvolgente il parlare che si è fatto di “diritto alla disconnessione”.

È possibile che sia stato necessario sottolineare che è un diritto? Disconnettersi dalla rete non dovrebbe essere un diritto scontato, come fare una pausa per andare al bagno? Se guardiamo il discorso da una prospettiva più ampia, non ci rendiamo conto che stiamo cadendo nel ridicolo?

Molti obietteranno senz’altro che nella loro realtà non è affatto scontato, ma è necessario stabilirlo così come è necessario sancire se e quando lavorando da casa si può mangiare / se si può (o non si può) scendere ad aspettare il bambino allo scuolabus / se si può (o non si può) rendere l’orario flessibile quando necessario….

Ebbene a mio avviso se nella vostra azienda avete un management che sta mettendo in discussione quei diritti che diventano necessari per garantire un normale equilibrio psicologico del personale e per far sì che ci si senta parte di un progetto e non  di un meccanismo, allora quel management va possibilmente cambiato –  tutto e subito – prima che sia tardi e che porti (il management e non il virus) a conseguenze devastanti aziendali e sociali.

Con l’avanzare della digitalizzazione il capitale umano è ciò che di più importante le aziende hanno a disposizione e devono lavorare su quello prima che sulle piattaforme digitali.

Perchè per quante regole ci inventiamo, per quanti software ci compriamo, per quanto veloce potrà essere la nostra connessione, se non cambiamo la testa, in tempi difficili come questi le nostre aziende difficilmente avranno la possibilità di sopravvivere.

 

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Ilaria Lagazio

Laureata in Ingegneria Civile e specializzata in Strutture, dopo una breve esperienza nel campo della progettazione si dedica all’industrializzazione dei sistemi edilizi come Building System Development Manager, gestendo il flusso delle informazioni dei componenti edilizi dal modello al cantiere. L’interesse per l’industrializzazione del cantiere e la gestione del dato progettuale la porta ad una esperienza negli Emirati Arabi e dal 2008 in Autodesk , dove oggi ricopre il ruolo di Senior Technical Sales Specialist

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